Rainbow…
Tokio, fine seconda guerra mondiale.
Il Giappone cerca di rimettersi in piedi dopo la bomba atomica mentre l’invasione americana è ancora fortemente presente sul territorio nipponico.
Sette giovani, ognuno con una condanna diversa, si ritrovano nella stessa cella di un riformatorio promettendosi di ritrovarsi fuori; i sette ragazzi scopriranno che, per raggiungere un sogno, bisogna a volte sputare sangue.
…dalle tinte forti
Questo anime non ci risparmia nulla. Una volta entrati nella vita di questi ragazzi ci si ritrova proiettati con loro tra le strade di un Giappone in ginocchio.
A volte i temi trattati sono veramente crudi e questa realisticità penso non sia indicata ad un target molto giovane. La violenza, la corruzione, il degrado cittadino e la povertà arrivano a creare un’empatia tra i protagonisti e lo spettatore e una voce femminile fuoricampo ti rende partecipe dei loro pensieri mentre le musiche americane, portate dai marines, riecheggiano tra i vicoli e il mercato nero.
I disegni sono alquanto severi e gli scenari molto spesso cupi ma, in mezzo a questo tratto oscuro, a volte compare un arcobaleno.
L’OST della serie è composta, oltre che dal boogie-woogie e dal jazz americano, da un opening e un ending molto decisi (“A Far-Off Distance” dei Galneryus e “We’re Not Alone” dei Coldrain)